UFC 278, come Leon Edwards ha sorpreso Kamaru Usman | L'Ultimo Uomo

2022-09-17 03:07:43 By : Mr. Ian Wang

UFC 278 ha messo in scena la caduta del re Kamaru Usman.

I fan di MMA che non hanno puntato la sveglia alle quattro per guardare UFC 278 in diretta devono aver creduto di star ancora sognando quando, al mattino, si sono trovati davanti allo scatto che ritrae Kamaru Usman con gli occhi sbarrati, come se stesse avendo un incubo, ironicamente vittima del proprio stesso soprannome – the nigerian nightmare. Usman era a quota 15 vittorie consecutive in UFC, a una sola dal record di successi di Anderson Silva, ma il sogno si è spezzato a un minuto dalla fine dell’incontro. Sabato notte è successo qualcosa che non solo Usman, ma anche qualsiasi altro appassionato e conoscitore di MMA avrebbe mai immaginato: il nuovo campione dei Pesi Welter è diventato Leon Edwards, che al loro secondo incontro (a distanza di sette anni dal primo) lo ha messo KO con un calcio alla testa.

Già il primo round era andato a favore totalmente dello sfidante, ma i tre successivi erano stati controllati da Usman, che in certi momenti è stato dominate anche senza riuscire ad imporsi definitivamente, lasciando sempre uno spiraglio di luce nel lungo tunnel che Leon Edwards stava attraversando. Usman era numero uno pound for pound e, a parte Chimaev, aveva sconfitto praticamente tutta la top 5. Contro alcuni fighter addirittura vantava due vittorie ed era al rematch contro Edwards, battuto quando i due erano le versioni embrionali dei fighter che sono oggi. Edwards non solo è riuscito a metterlo KO ma addirittura è riuscito a portarlo a terra e a passare in full mount, un evento più unico che raro se si pensa che l’unico fighter in grado di portarlo a terra (per una frazione di secondo e con un takedown che alcuni non ritengono tale) era stato Colby Covington. 

È successo nella prima ripresa, quando Edwards ribaltando la posizione di vantaggio di Usman, e legando con un doppio underhook al corpo, era riuscito  con un outside trip a montare l’ex campione e a prendergli la schiena, prima di preparare un triangolo al corpo e a lavorare in ground and pound fino alla fine della ripresa. 

La sequenza del takedown e il triangolo al corpo da parte di Edwards.

Forse scosso da quel momento e da quel primo round concesso a Edwards, Usman è partito in quinta all’inizio del secondo round. Il forcing del campione, alla ricerca del clinch e del lavoro a parete, ha iniziato da subito a dare i suoi frutti. Mentre Edwards cercava il centro dell’ottagono, Usman ha accorciato per costringere a parete il suo avversario. A differenza di anni addietro però, la difesa da clinch e da takedown di Edwards hanno fatto la differenza nel contenimento del wrestling del campione nigeriano, che a tratti è apparso frustrato.

Sgusciante, rapido e con una comprensione delle distanze più unica che rara, Leon Edwards, che prima di ieri sera pareva essere ottimo in tutte le aree, ma non eccellere in nessuna, è riuscito a tenere a contenere Usman e a incassare i suoi potenti jab e i frequenti ganci sinistri, che si sono infranti sulla sua guardia. Anche nel terzo e nel quarto round Usman è riuscito ad imporsi, ed Edwards che verso la fine del match sembrava davvero stanco e forse rassegnato a un verdetto negativo. Quando però Usman lo ha messo alle strette l’inglese (il secondo campione della storia UFC dopo Michael Bisping) ha bloccato il suo primo colpo provando a rientrare spesso col suo mortifero gancio sinistro. 

Ciononostante, grazie al suo fisico granitico, Usman continuava ad avanzare a lavorare a parete. Dopo essersi imposto nel corso del secondo round, terminato con un takedown in suo favore, è riuscito a riportare giù Edwards nel terzo ed a tentare dei colpi in ground and pound che potevano essere pericolosi, ma che l’inglese ha contenuto molto bene. 

Edwards controlla il polso, Usman ha inoltre poca distanza per caricare i colpi.

Il controllo praticamente totale di Usman nel terzo round ha lasciato poi spazio ad un’iniziativa più morigerata nel quarto, una scelta punita subito da Edwards che, senza timore reverenziale, ha legato e controllato Usman a parete per i primi minuti della ripresa. Usman è tornato in controllo dopo due minuti, imponendo prima l’ennesimo atterramento e poi il suo ground and pound. 

Mentre i commentatori americani sostenevano che Edwards stava tacitamente accettando il suo destino, l’inglese lavorava faticosamente per rimettersi in piedi, nascondendo bene la testa tra spalle, deltoidi e tutto ciò che gli è stato utile e possibile utilizzare, riducendo al minimo i danni. Quando, frustrato, Edwards si è rimesso in piedi grazie all’aiuto della parete, afferrando però la gabbia, l’arbitro Herb Dean non gli ha detratto un punto, ma ha fatto ripartire i due fighter dalla posizione di vantaggio di Usman. Dopo altri trenta secondi di dominio per il nigeriano e di sofferenza per Edwards, il quinto round era finalmente alle porte. A quel punto gli allibratori davano il KO da parte di Edwards a quote davvero assurdamente alte. 

Usman ha iniziato il quinto round prendendo posizione e allontanando Edwards col jab, limitandosi a contenerlo, lasciandolo sfogare dalla distanza, convinto probabilmente del fatto che l’inglese non rappresentasse più una minaccia. Edwards non stava passando un buon momento, vero, ma col senno di poi possiamo dire che era tutt’altro che finito. Senza mai arrendersi e continuando a cercare un’apertura, Edwards ha difeso un altro tentativo di atterramento, si è liberato dal clinch ed ha tentato un ultimo forcing in avanzamento, guadagnando il centro dell’ottagono. 

Come Edwards ha preparato il calcio del KO

Il colpo che dalla distanza aveva premiato di più Edwards, oltre al gancio sinistro, era stato il middle kick circolare, sempre dal lato mancino. Usman lo aveva assorbito più volte, non senza difficoltà, ma senza neanche subirlo mai in maniera decisa. E proprio dopo l’ennesimo middle kick tentato, finito stavolta sulla conchiglia di Usman con conseguente stop momentaneo da parte dell’arbitro, i due sono tornati al centro dell’ottagono.

Cinquanta secondi dopo, con meno di un minuto rimasto sul cronometro, Edwards ha preparato un altro calcio circolare, ma stavolta ha alzato la mira. Usman si è chiuso lateralmente, attendendo l’arrivo di un colpo al corpo che non è mai arrivato e l’headkick di Edwards si è infranto sulla mandibola del campione, mandandolo KO e regalando l’upset dell’anno – forse uno degli upset più clamorosi di tutta la storia dello sport. 

Mentre Edwards fintava più volte il set-up del circolare sinistro, facendo muovere Usman nella direzione del calcio per contenere il colpo che si aspettava, ha ottenuto la reazione sperata e un attimo dopo ha alzato il tiro, centrando il campione e facendogli perdere i sensi. 

Con la cintura in spalla, Leon Edwards ha sottolineato nell’intervista post-match quanto sia bella la sua storia, nato in Giamaica, trapiantato in Inghilterra e, a differenza di Bisping, diventato campione rimanendo in Europa: «Sono partito dal nulla, voglio ringraziare tutti per aver dato la possibilità a chi non era nessuno di essere qualcuno».

Il brivido e l’agonia passano anche dal lato di Usman, che ha accettato con filosofia la sconfitta , dicendosi pronto a ripartire immediatamente alla riconquista del trono. Il nigeriano non è parso particolarmente diverso dalle altre sue uscite, ma stavolta ha pagato caro un errore nelle battute finali, complici la freddezza e la qualità del suo avversario. Con una vittoria per uno, probabilmente Usman e Edward si riaffronteranno per chiudere la trilogia: la UFC lo deve al suo ex numero uno pound for pound. 

Dopo tre anni d’assenza nell’ottagono, Luke Rockhold ha tenuto botta per tre round sfinenti a Paulo Costa, di ritorno nella sua categoria preferita, quella dei medi. Costa ha superato Rockhold in ogni round, ma l’americano si è reso pericoloso in diverse occasioni, centrando “Borrachinha” con calci spettacolari (tipo un 360° al corpo) e i suoi terrificanti middle kick. Costa ha mantenuto il  suo solito volume di colpi, e con la solita potenza, pian piano stancando Rockhold fino a portarlo allo sfiancamento, grazie a un perpetuo lavoro in forcing verticale. 

Alla fine, Costa ha prevalso per decisione unanime e Rockhold ha annunciato il suo ritiro, dicendosi “troppo vecchio”. L’ex campione dei medi UFC (e prima Strikerforce) ci ha lasciato un’ultima immagine iconica: lo spargimento del proprio sangue sul volto del suo avversario sorridente, una delle immagini più emozionanti, viscerali e disgustose della serata. Sudore e sangue, in fin dei conti, sono due delle componenti imprescindibili delle MMA.

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