In libreria “L’appuntamento”, la storia e (le storie) di chi morì e di chi si salvò nel vaporetto affondato nel 1914 a Venezia - Il Mattino di Padova Padova

2022-07-02 02:50:40 By : Ms. Maggie Wang

Silvia Zanardi e Anna Sandri con il libro

Il 19 marzo di 108 anni fa il destino trasformò l’attimo in un “per sempre” per chi era a bordo del mezzo appena partito dal Lido ed entrato in collisione con una torpediniera. La memoria incisa in una lapide del cimitero di San Michele e svelata dalle giornaliste Anna Sandri e Silvia Zanardi

VENEZIA. Se non ci fosse stato il sole; se non ci fosse stato un cielo da guardare; ma il destino non manda araldi, nemmeno quel giorno in cui non era più inverno, non era ancora primavera, e il Lido sembrava abbagliato dalla promessa di qualcosa di irresistibile.

Era il 19 marzo 1914, un giovedì. Alle 17.14, appena lasciata l’isola e diretto a Venezia, il vaporetto numero 7 dell’Azienda comunale di navigazione entra in collisione con una torpediniera e in meno di un minuto affonda. Muoiono sedici persone, nei modi più orribili, altre 34 restano ferite.

Se pochi mesi più tardi non ci fossero stati Sarajevo e l’inizio della Prima guerra mondiale, la tragedia di Venezia avrebbe avuto il suo seguito di commemorazioni; ma la storia guarda sempre in alto, e 108 anni più tardi nessuno avrebbe più saputo chi fossero gli uomini e le donne che il caso aveva riunito offrendoli in pasto alla morte.

La pagina dell’Illustrazione Italiana del marzo 1914 che riporta la notizia del disastro, con le immagini della folla ai funerali delle vittime veneziane

Se Anna Sandri e Silvia Zanardi in visita al cimitero di San Michele si fossero distratte, non avrebbero visto la lapide, i due nomi ancora leggibili – Sarah Mc Lane Drake e Janet Drake –, la scritta; ma poiché sono giornaliste, erano attente.

Quale vaporetto? Quale disastro? Partendo da quella pietra hanno sfilato al nulla la tragedia dimenticata del battello ora raccolta nel libro “L’appuntamento” (Linea Edizioni) presentato la mattina del 19 marzo alle 11 a La Toletta Spazio Eventi, alla presenza delle discendenti di tre vittime del disastro in arrivo dall’Inghilterra e dalla Svezia.

La tomba delle inglesi Sarah McLean Drake e Janet Drake, sua figlia, a San Michele, con la lapide che racconta l’incidente

Sono gli amabili resti delle due donne inglesi, madre e figlia al loro primo giorno di vacanza in laguna, a muovere i fili del racconto che supera il fatto di cronaca per interrogarsi sulla banalità, e la crudeltà, del caso. L’appuntamento con la morte diventa così l’appuntamento con la vita delle persone che quel pomeriggio salirono a bordo dopo una giornata di festa, di lavoro, mentre il caso si metteva ferocemente all’opera.

C’era il sole e il Lido di inizio Novecento, con la spiaggia dorata, i grandi alberghi, era attraente quanto Venezia. Un idrovolante si era levato in volo, poi era sceso a quota bassissima, catturando l’attenzione dei passeggeri e del comandante del vaporetto. Non ci furono presagi e l’attimo si trasformò in per sempre.

La pagina dell’Illustrazione Italiana del marzo 1914 che riporta la notizia del disastro, con le immagini del recupero del vaporetto

Le autrici, con paziente lavoro di ricostruzione grazie ai giornali dell’epoca, le illustrazioni, gli archivi, le testimonianze dei discendenti delle vittime, si soffermano sull’istante esatto in cui tutto finisce, così, senza ragione.

La morte non ebbe pietà del tenente Luigi Bossi il quale, già in salvo, si ributtò eroicamente in acqua per soccorrere una donna e annegarono entrambi; non si curò della bellezza della galiziana Feiga Margulies Buschel che restò impigliata con la manica del cappotto a un gancio mentre saltava nel vuoto; cancellò l’umile vita di Elena Fortunata Mingardi, lavandaia 22enne di Castello. Menò a dritta e a manca, i giovani e i vecchi, i ricchi, i poveri, gli sposi, le amiche.

Le storie individuali di coloro che morirono nell’incidente perché si erano affrettati a prendere il vaporetto, di chi si salvò perché lo stesso vaporetto l’aveva perso, di chi aspettò inutilmente in riva qualcuno che non arrivò mai, diventarono il dolore collettivo di un’intera città: funerali solenni, 105 corone di fiori, un corteo di 60 gondole, 6 mila telegrammi da tutto il mondo.

Il timoniere del vaporetto, Amadio Padovan, e il comandante della torpediniera, Erminio Paganini, furono condannati a due anni di reclusione e 1.500 lire di multa.

Una foto della famiglia Drake: Sarah è al centro, Janet è l’ultima sulla destra.

L’epilogo conta poco; il congedo, che è un monito alla memoria, è quello di Janet Drake. «Può capitare che una mano gentile lasci un fiore anche per noi e fino a quando questo accadrà sento che la nostra storia non potrà essere completamente dimenticata e che qualcosa potrà essere, un giorno, ancora raccontato».

L’impresario, le straniere e lo sposo in luna di miele

Furono otto le vittime veneziane dell’incidente: Angelo Samassa, il più importante costruttore edile dell’epoca; Giuseppe Grisostolo, il più anziano tra tutti, già titolare di un’impresa edile; Sofia Marchi, di origini trevigiane sposata a un ricco imprenditore in città; Amelia Gennari Coen; Elena Fortunata Mingardi, 22 anni appena, operaia alle Lavanderie del Lido; Leone Franco, operaio dell’Arsenale; Agostino De Marchi, letterato e direttore didattico della scuola di San Provolo e Maria Luigia Ambrosini, di Murano, che morì dopo quattro mesi.

A Venezia abitava da qualche tempo Luigi Bossi, tenente di vascello originario di Vercelli, che da appena un anno aveva sposato una giovane di Mogliano Veneto: divenne l’eroe della storia perché, già in salvo, si buttò per salvare una donna ma finì per essere trascinato a fondo e morì con lei.

Da Bari era arrivato in viaggio di nozze solo il giorno prima Maurizio Ambrosini; la giovane sposa si salvò. Solo dopo giorni, la laguna restituì il corpo di Giuseppe Campo, finanziere, che con il suo lavoro manteneva la madre e le sorelle rimaste al sud.

Molti erano gli stranieri a bordo. Morirono Sarah McLean Drake e sua figlia Janet Drake, di Londra: la famiglia scelse la sepoltura a Venezia. Morì Franziska Feiga Margulies Buschel, di Kolomea, giovane e bellissima madre di tre figli: il marito si salvò.

A Venezia di passaggio, di andare al Lido lo avevano deciso all’ultimo momento. Otto Johann Albig, meccanico di Berlino, e Peter von Merchinskj, viceconsole russo a Berlino, sono sepolti a San Michele ma non resta traccia di lapidi. Il Comune dedicò ai veneziani una sepoltura monumentale, ma solo tre di loro vi furono tumulati. —

Ritorno a Venezia: il 19 marzo a La Toletta con le discendenti. Il 2 aprile a Padova

“L’appuntamento - Venezia 19 marzo 1914” è stato presentato il 19 marzo alle 11 a La Toletta SpazioEventi di Venezia; sarà a Padova, il 2 aprile alle 18, alla Mondadori di Piazza Insurrezione.

La presentazione del libro a Venezia con le autrici e le discendenti di chi quel 19 marzo del 1944 c'era

La presentazione del libro a Venezia con le autrici e le discendenti di chi quel 19 marzo del 1944 c'era

All’incontro di Venezia erano presenti Sarah Fradgley e Joanna Spencer-Nairn, dall’Inghilterra, discendenti delle due vittime inglesi. Dalla Svezia è arrivata Anne-Charlotte Stam-Rosemberg, pronipote di Feiga Margulies Buschel, con la figlia Agnes.

Anna Sandri e Silvia Zanardi raccontano il loro viaggio nella memoria di quel 19 marzo 1914

"L'appuntamento", Sandri e Zanardi raccontano il loro viaggio nella memoria di quel 19 marzo 1914

"L'appuntamento", Sandri e Zanardi raccontano il loro viaggio nella memoria di quel 19 marzo 1914

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