36 POLLICI, PRIMO TEST AL MONDO DELLA MONSTER BIKE ITALIANA - Pianeta Mountain Bike

2022-06-18 23:04:03 By : Ms. csvigor Q

Come avremmo potuto lasciarci scappare l'occasione di pedalare davvero sulla prima MTB con ruote da 36 pollici al mondo?! Quindi, dopo averla vista al Bike Festival di Riva del Garda e avervela presentata (clicca QUI se vuoi leggere l'articolo) ci siamo accordati con i ragazzi di 36pollici.it per poter pedalare offroad la loro "monster bike" per capire se si trattasse di un mezzo interessante sulla carta, ma impossibile da guidare, oppure se eravamo di fronte a un'innovazione che ha un futuro reale nel mondo della MTB.

Sul video della presentazione in tanti ci avete scritto che non si trattava di una novità, che al mondo c'erano altre 36er. Tutto vero, ma è anche vero che secondo le nostre ricerche ed anche secondo quelle fatte da 36pollici questa rappresenta la prima 36er con telaio in carbonio.

Tutte le altre che abbiamo scovato online sono con telaio in alluminio, acciaio o titanio come Truebike, Curve Titanosaur, Dirtysixer e molte utilizzano proprio i cerchi in carbonio Braus sviluppati dai ragazzi di 36pollici e realizzati da Alchemist Wheels. Ci teniamo a sottolineare la cosa perché in fin dei conti siamo di fronte a una di quelle piccole, ma grandi eccellenze artigianali italiane.

Se non ammettessimo che al primo sguardo la 36pollici ci ha disturbato un po' nasconderemmo una verità. Quei ruotoni, soprattutto se messi a confronto con una 29er, sono davvero difficili da digerire. Esteticamente la 36pollici ha qualcosa che non ci torna, ma più che altro crediamo sia una questione di abitudine. È un po' come guardare una 26 pollici adesso, non ci sembra né aggraziata né bella, ma completamente sproporzionata perché il nostro cervello è abituato alle proporzioni delle 29er.

Qui a PianetaMTB.it abbiamo uno spirito iper-curioso quindi, abbiamo voluto superare i nostri preconcetti e metterci in gioco provando davvero una 36 pollici. Perché?

Perché la cosa migliore da fare è sempre quella di provare cose nuove, solo così si migliora e si ha la possibilità di giudicare davvero. "Se non si va, non si vede" dice un proverbio...

Guardate il nostro video test, se poi volete approfondire continuate con la lettura di questo articolo.

La bicicletta che abbiamo testato è una 36pollici hardtail in carbonio con forcella rigida in alluminio realizzata appositamente da Bright Racing Shocks.

Una bicicletta quasi completamente Made in Italy visto che solo il gruppo Sram GX AXS, i freni Level Ultimate e le gomme Vee Tire T-Monster 36x2.25, originariamente pensate per i monocicli, sono realizzati fuori dal nostro paese. Attacco manubrio e l'interessante gabbia sovradimensionata Exchange sono realizzati nel bresciano da MPM Tech Components, il manubrio è Damil e la sella Fizik. Come già detto le ruote Braus sono in carbonio disegnate e progettate da 36pollici, ma realizzate da Alchemist Wheels, altra eccellenza italiana.

La 36pollici è realizzata in misura unica. Una taglia che permette l'utilizzo di questa bicicletta a biker di altezza a partire da 165 centimetri, è anche previsto l'utilizzo di un reggisella telescopico per i biker più alti, ma come leggerete più avanti su questo tipo di MTB il dropper post risulta non necessario.

La mtb 36pollici ha fermato l'ago della bilancia a 12,69 chilogrammi. Un peso che, se guardate all'allestimento, può scendere ancora di un bel po'. Parlando con i ragazzi di 36pollici il limite maggiore per quanto riguarda il peso sono attualmente le gomme, visto che le uniche disponibili da 36" da offroad sono le Vee Tire t-Monster da 2.25" con un peso di 1.410 grammi l'una. Non a caso il peso del comparto ruote è una delle cose che abbiamo notato durante il test. 

La bicicletta che abbiamo provato e che abbiamo visto a Riva del Garda è l'unico esemplare attualmente prodotto e montato. 36pollici sta già realizzando altri telai con alcune modifiche, soprattutto per quanto riguarda il carro posteriore. Per provare la MTB da 36 pollici siamo andati a Brescia, che è la località dove vengono realizzate. Volevamo provarla su un terreno il più simile possibile a quello di una GranFondo italiana e quindi, abbiamo scelto la traccia della Gran Fondo Città di Brescia.

Un terreno piuttosto vario con salite asfaltate dalle pendenze importanti, altre sterrate su strada bianca più dolci, ma anche strappi in single track davvero "assassini" sul fondo viscido autunnale. Abbiamo poi cercato discese sia scorrevoli e veloci su fondo battuto e sentieri stretti, ripidi e tortuosi, fino a trovare anche tratti "lavorati" come quelli del "Pistino di Collebeato". Qualche decina di chilometri in sella e un paio d'ore non sono certo un test esaustivo, ma ci hanno dato una prima idea di cosa sia questa MTB con ruote da 36 Pollici.

Per un test davvero di durata dovrete avere tempo fino a luglio, perché abbiamo preso accordi con i ragazzi di 36pollici.it per correre la Dolomiti Superbike in sella a una loro bicicletta. Per il momento godetevi lo short test.

Il test della 36 pollici l'abbiamo affidata al nostro Tester più alto, 183 cm con sella a 77 cm, quindi, normalmente utilizza una taglia L. Per lui la 36pollici era perfetta come taglia, né troppo corta, né troppo lunga, bisogna dire che l'attacco manubrio era da 40 mm.

Le prime pedalate sono state piuttosto strane, ma non certo difficili. La cosa più difficile da fare è staccare lo sguardo dalla ruota anteriore. Non si è abituati a quella dimensione e la si continua a guardare, ma in realtà la pedalata non è per nulla diversa da quella di una bicicletta normale.

Ci si sente inglobati dentro al telaio, ma non si ha la sensazione di essere su una bicicletta enorme, solo le ruote le sentiamo sovradimensionate, tutto il resto, anche le forze per muovere lateralmente la bici sono simili a quelle di una MTB normale.

La prima cosa che abbiamo notato di diverso tra la 36 pollici e una MTB normale è negli spostamenti laterali della bicicletta, quando bisogna scartare a destra o sinistra in maniera repentina, in quei frangenti si sente proprio il volume d'aria dentro le ruote e si avverte che c'è qualcosa in più che si sposta. Quando si capisce questo, si inizia a capire anche come guidare la 36pollici. Serve molto più fisico, bisogna spostare i pesi sempre in maniera corretta e buttarsi letteralmente dentro le curve, ma non bisogna imporre la traiettoria alla bicicletta, si deve lasciarla fare, assecondarla sfruttando il grande impatto a terra delle coperture per avere grip.

Naturalmente con i suoi ruotoni pensavamo che la 36 pollici si sarebbe rivelata una bicicletta goffa e impacciata nello stretto, ideale sui drittoni ad alte velocità, ma quasi inguidabile quando il sentiero diventava tortuoso.

Non l'abbiamo portata su tornati in stile Alpino, ma un paio di single track belli "curvosi" li abbiamo incontrati e lì, la 36pollici, ci ha stupito non poco perchè in realtà si è dimostrata ben più agile di quanto ci aspettassimo. Si riescono a chiudere molto bene le curve, entrando di corpo e fidandosi dell'impronta a terra. La bici offre una sterzata agile, veloce e precisa, anche più di certe ebike provate recentemente, se dovessimo fare un paragone.

Partiamo dalla discesa perché è il tratto in cui ci siamo divertiti di più in sella alla 36 pollici. Abbiamo cercato sezioni veloci e spaccate, su rocce affioranti da prendere in velocità, come gran parte delle discese delle granfondo italiane. L'ampia superficie di appoggio delle ruote in quel frangente era davvero a suo agio, si passava sopra ogni cosa quasi senza sentire cosa ci fosse sotto.

Quando poi siamo passati dai sentieri larghi a un tratto di pistino "lavorato" con sponde, curve, controcurve e qualche salto la 36pollici ci ha davvero lasciato di stucco perché si è fatta guidare alla grande. Ci siamo divertiti come dei bambini, ci sentivamo sicuri ed entravamo in curva molto veloci e convinti, buttando il corpo all'interno come fossimo in moto, molto più che con una normale MTB.

Altra grande perplessità era il fatto che con la ruota posteriore così grossa durante i fuorisella si andasse a toccare continuamente con il fondoschiena la gomma. In realtà con questo diametro di ruota la bicicletta non raggiunge mai inclinazioni molto elevate e quindi, si arretra molto poco rispetto a una bici normale. Si esce dalla sella per pochi centimetri e non si va mai completamente indietro, anche sui ripidoni più inclinati. Questo porta a rimanere sempre molto centrali sulla bicicletta migliorando il controllo e la guida.

Quello a cui invece abbiamo fatto caso è che se l'entrata del ripidone è molto secca, con le ruote così grandi quando la bici è inclinata in avanti il movimento centrale va a toccare più facilmente rispetto a una 29er, quindi, serve un po' più di maestria e un piccolo colpo di reni per non andare ad impattare sugli angoli vivi nei ripidi più accentuati, ma stiamo parlando dei brevi tratti quasi verticali che difficilmente si trovano in una GranFondo.

Se molti dei preconcetti che avevamo sulla 36 pollici si sono poi rivelati infondati, uno ha dato conferma di sé, ovvero che la ruota così grande, quindi, una massa in movimento maggiore, avrebbe rallentato la bicicletta in salita. Questo è stato confermato, su gran parte delle salite che abbiamo percorso facendo un confronto tra il tester che pedalava sulla 36 Pollici e il videomaker che lo seguiva pedalando sulla Scalpel HT (3 chilogrammi più leggera).

Con la 29er sulle salite scorrevoli in asfalto o in sterrato la fatica era nettamente inferiore, dove il tester saliva al fondo veloce, il videomaker che lo seguiva saliva al fondo medio. 1.4 kg di copertura, quindi, quasi 3 chilogrammi di gomme si fanno sentire nonostante l'ottimo lavoro sui cerchi. Servirebbero gomme più leggere e specifiche per questa dimensione al fine di migliorare la fase di salita, diminuendo il peso della massa in movimento e riducendo un po' l'effetto volano che, in salita, dà l'idea di avere qualcosa che tira verso il basso. 

Molto diverso invece il discorso quando le salite diventavano scassate e tecniche. Dove la Scalpel HT faceva fatica andando a slittare sul fondo viscido o sulle rocce bagnate, costringendo il pilota a spostarsi in punta di sella cercando di tenere al massimo il posteriore attaccato al terreno, la 36pollici invece saliva senza problemi, superando ogni roccia o cumulo di foglie viscide senza quasi accorgersene. L'angolo di attacco minore facilitava il gioco nello scassato e non serviva portare il peso avanti perché la bici rimaneva ben bilanciata sul terreno, dando trazione posteriore e mantenendo l'avantreno facile da controllare e basso.

Nei tratti in pianura l'effetto volano andava invece tutto a vantaggio della 36 pollici. Partendo da fermi per lanciare la bici fino ai 30 km/h la 29" saliva di velocità rapidamente e con meno fatica, ma quando si passava quella soglia ecco che la 36" ritornava sotto e si trasformava in un Frecciarossa Milano-Roma, velocissima e serviva davvero poca forza per tenere la velocità alta, mentre con la 29er bisognava dare fondo a ogni forza.

Quello su cui 36pollici sta già lavorando con la realizzazione di un nuovo telaio rinforzato, è la rigidezza laterale del carro, perché al momento quest'ultimo si comporta molto bene, ma se alle alte velocità ci si alza in piedi per rilanciare con forza, si sente il posteriore che flette e che fa perdere parte della potenza espressa. Vedremo con il nuovo carro se riusciranno a mettere maggiore rigidezza laterale, unico neo strutturale che abbiamo rilevato nel nostro test, visto che invece il triangolo anteriore si è sempre comportato molto bene con una rigidezza perfetta sia in fase di attacco, sia in fase di curva e frenata.

Molto interessante anche la scelta della forcella rigida. Bright Racing Shocks ha realizzato la forcella espressamente per la 36pollici, studiandola in modo da creare una sorta di "semi-ammortizzata", ovvero una forcella rigida che avesse una flessione capace di assorbire le forze, ma senza flettersi oltre un punto ben preciso, in modo da evitare problemi in fase di curva (sottosterzare) oppure in fase di frenata.

Un gran lavoro secondo noi, perchè in effetti l'enorme volume d'aria delle ruote e l'elasticità dell'alluminio della forcella Bright non abbiamo mai sentito il bisogno di una forcella ammortizzata. Non abbiamo fatto sentieri particolarmente tecnici, ma qualche tratto dove la Lefty, montata sull'altra bici al seguito, ha lavorato non male lo abbiamo incontrato, anche qui un giro da 30 km non va a far emergere ogni particolarità di una bici, ma possiamo dire che non si ha certo la sensazione di "bastonate sui denti" che si ha normalmente con le forcelle rigide sulle HT. 

Un'altra cosa che abbiamo voluto controllare di persona sono gli ingombri della 36pollici durante i trasporti (1.210 mm senza ruote, 1.665 mm con una ruota, 2.100 mm completa). Come magari avrete notato qui a PianetaMTB.it siamo dotati di un piccolo furgoncino per trasportare le bici, un VW Caddy a passo corto. Al suo interno la 36 pollici ci stava completamente montata se messa in diagonale nel cassone posteriore esclusi i sedili. Per usare invece il modulo singolo occorreva smontare unicamente la ruota dietro.

I ragazzi di 36pollici ci hanno detto che loro la mettevano senza troppi problemi smontata dentro a un piccolo monovolume. Nel caso di una berlina occorre invece smontare completamente la bici. Insomma, non è praticissima da portare in giro, ma il fatto che l'interasse è simile a quello di una bici normale, fa sì che ci stia senza problemi su qualsiasi porta bicicletta posteriore o da tetto. 

"Secondo me tra qualche anno saranno tutte così!" Questa è stata la frase del nostro tester alla fine del suo test. Una frase un po' forte, che in redazione non tutti condividono, ma sicuramente è un punto di vista davvero interessante visto che è stato l'unico che ha provato la 36pollici per davvero, per 30 km circa e non per un giretto di 100 metri in un piazzale. La 36 pollici è una bicicletta di cui ci piacerebbe davvero trovare i limiti, perché in questo short test non li abbiamo raggiunti, quando pensavamo di trovarli semplicemente uscendo dal parcheggio.

Dall'idea di "freak show" siamo passati a: "potrebbe essere un'innovazione", perfetta per gare con dislivelli non troppo accentuati, ma soprattutto più dolci pendii come potrebbero essere una South Garda Bike o una Dolomiti Superbike. Una bicicletta per chi vuole sperimentare le novità e che non ha paura di incontrare sguardi storti sui sentieri, ma anche che non ha paura di attirare l'attenzione. In poco meno di 2 ore di pedalata ci avranno fermato almeno 10 persone chiedendoci: "ma che roba è?"... 

Le 36pollici essendo un prodotto artigianale nel vero senso della parola, ovvero c'è un artigiano bresciano che realizza il telaio, saranno sicuramente disponibili su ordinazione. I ragazzi di 36pollici ci hanno detto che vorrebbero iniziare a vendere i primi modelli nei primi mesi del 2022, appena finiti i test sul nuovo carro per offrire un prodotto davvero perfetto da proporre al pubblico. I prezzi ancora non sono stati comunicati, ma anche qui si tratta di un prodotto artigianale Made in Italy, non aspettiamoci prezzi da Decathlon.

Dare un giudizio finale sulla 36 pollici è davvero difficile perché è una novità in divenire che sotto tanti aspetti si deve ancora sviluppare. Non è una bici da XCO moderno o da Coppa del Mondo, ma potrebbe rappresentare un interessante sviluppo per le Marathon o le Gran Fondo.

La vedremmo anche davvero bene negli eventi bikepacking sulle lunghissime distanze come un Tuscany Trail oppure le famosissime gare gravel americane come la Unbound, dove si percorrono chilometri e chilometri su larghe strade battute dove una volta messo in moto il volano si va che è un piacere, ben più veloci delle gravel.

Se arrivassero copertoni leggeri potrebbero cambiare davvero tante cose, l'unica cosa che ci sentiamo di dire è che il nostro tester alla domanda: Ci faresti una gara? Ha risposto: "Anche domani, senza problemi."

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